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• Speciale "PIANO DI SVILUPPO RURALE"
Foto: Fabrizio Raneri
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Le misure comunitarie a favore del settore agricolo e agroindustriale sono attuate a livello
regionale attraverso un programma specifico, il Piano di sviluppo rurale
(PSR), che si applica a tutto il territorio
regionale e prevede un pacchetto di misure molto varie a favore del settore agricolo in senso ampio.
Il nuovo regolamento per lo sviluppo rurale (Regolamento CE
n. 1698/2005) prevede una serie di novità rispetto all’attuale programmazione, tra cui l’istituzione
di un fondo apposito per il finanziamento dello sviluppo rurale (Fondo europeo agricolo per
lo sviluppo rurale - Feasr);
l’adozione di orientamenti strategici comunitari
(Osc) e di un piano strategico nazionale
(PSN) preliminari ai piani di sviluppo rurale
(PSR);
l’individuazione di tre obiettivi prioritari (competitività dell’agricoltura e della silvicoltura;
ambiente e spazio rurale; qualità della vita nelle zone rurali e
diversificazione delle attività economiche);
la revisione del set di misure previste nell’attuale programmazione, raggruppate in tre assi;
l’inclusione di Leader nei nuovi programmi di sviluppo rurale.
"Il percorso fatto di scelte e di priorità – spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Giovanni
La Via - assunte come improrogabili e necessarie per il rilancio del settore agricolo
siciliano, procede con successo e con il placet dell’Unione europea, che ha ufficialmente dichiarato
l’ammissibilità del Programma di sviluppo rurale per il
periodo 2007-2013 alla fase di negoziazione.
Competenze e professionalità sono state messe in campo per l’elaborazione di un documento
che racchiude l’essenza di una agricoltura possibile e per la quale sussistono tutte
le potenzialità, che aspettano soltanto di essere espresse.
Ci attende un processo di sviluppo rurale che, accanto alla tutela del paesaggio
e dell’ambiente forestale, vedrà realizzate importanti azioni volte a rendere competitive le
imprese e a potenziare gli asset aziendali di quelle realtà che andranno a sfidare i mercati globali,
a diversificare l’attività agricola, a proseguire nella ricerca delle bioagroenergie e a
garantire la sopravvivenza dell’amplissimo patrimonio storico-cognitivo di vaste aree rurali.
Giungere a tali interessanti traguardi comporta la focalizzazione della medesima attenzione
posta durante la lunga fase di negoziazione con gli stakeholder agricoli e nella
quale la volontà di convergenza degli obiettivi, delle opinioni e delle proposte provenienti dalle
diverse parti ha animato un vivace e costruttivo dibattito".
«Di certo - prosegue La Via - il nuovo Piano comporta una profonda rivisitazione della strategia.
In pratica, con un vincolo che prevede una massima anticipazione del finanziamento pari
al 20%, non è possibile supportare piccole, piccolissime imprese, che nella grande maggioranza dei
casi non dispongono di mezzi necessari per sostenere l’investimento, anche perché sono
fermamente convinto – e non sono certo il solo – che per andare sul mercato ci vuole
una dimensione minima aziendale.
In sostanza, la microimpresa o si aggrega o non arriverà mai sui mercati dove
bisogna essere competitivi.
Allora, rispetto a questo, si è ipotizzato una soglia di accesso agli investimenti per la
competitività più alta, 15 Unità di dimensione economica rispetto alle 4-5
UDE della passata programmazione.
Le piccole aziende non vengono escluse dai finanziamenti, poichè non è preclusa la possibilità
di questi investimenti alle aziende più piccole, qualora si associno tra loro.
C’è un esempio che continuo a ripetere: non ha senso che un’impresa con 10 ettari di
seminativo asciutto si compri il trattore e tutte le macchine seminatrici per coltivare il grano;
è più logico, invece, che due imprese di 10 ettari ciascuna facciano l’investimento congiuntamente».
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