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La natura siciliana ha sempre affascinato storici, scienziati e viaggiatori di tutti i tempi.
Ecco allora un breve campionario letterario delle impressioni suscitate in alcuni di loro dal
passaggio attraverso i parchi siciliani.
Dal senso moderno di oppressione liberatoria di Junger "prigioniero" nelle gole dell'Alcantara, metafora di un
mondo moderno, al'impressione di smarrimento di Swinburne davanti alla potenza distruttrice dell'eruzione dell'Etna.
Dalla sorpresa di un grande letterato come Gohete davanti al colorato paesaggio madonita, scrigno di biodiversità
vegetale, singolare precursore di attente ricerche sulla flora locale, alle osservazioni di Viollet Le Duc che
costeggiò il versante tirrenico dell'Isola attraversando i Nebrodi.
Buona lettura!
Alcantara
"Attraversai i giardini di Naxos fino alla foce del fiume Alcantara.
Tra le pareti della gola mi rammentai di lontane incursioni, durante le quali avevo avvertito un senso di oppressione.
Ma ora le sentivo come una via di fuga dalla turbolenza che regna tra i grattacieli"...
Ernst Junger "Aus der goldenen Musche, Blich auf dem Aetna", 1982
Etna
"Per tutta la vita conserverò l'impressione provata all'avvicinarmi al sito maestoso, che sembra vietato agli
umani, e interamente consacrato alle divinità infernali.
Questo luogo, infine, mi sembrò una sorta di santuario, e il bagliore che ci illuminava il fuoco originario che, più
antico del mondo, ha dato ad esso il movimento.
I vapori d'incendio che si levavano dal cratere erano la sola luce che misteriosamente rischiarava questo spazio senza fine.
Quando fummo al centro, il fuoco si mutò in un torrente di fumo.
La luna, che sorgeva in quel momento, animò il luogo e ne cambiò l'aspetto in un altro del tutto differente, ma
non meno terribile".
H. Swinburne "Travels in the two Sicilies in the Years 1777-1780", 1783
Madonie
"Ma quello che destava la nostra meraviglia erano gli sterminati tappeti di fiori distesi lungo la via fin troppo
ampia, che spiccavano alternandosi in grandi masse variopinte l'una appresso all'altra. I più bei convolvi,
gli hibiscus e le malve, grandi varietà di trifogli predominavano a volta a volta e in mezzo a questi, alii e cespi di galegà.
Cavalcammo attraverso questo splendore di tappeti mantenendoci entro sentieri che s'incrociavano a non finire.
Quà e là pascolavano delle belle mandrie, di color bruno rossastro, non di grandi proporzioni, ma di bellissime forme,
molto graziose, specialmente le piccole corna".
W. Gohete "Italienische reise", 1830
Nebrodi
"La spiaggia si insinua ampiamente nell'entroterra e termina con vere e proprie foreste di aloe, in fiore in questa
stagione. Al di là di questa singolare vegetazione si scorgono monti verdeggianti, con ampie ombre turchine che
segnalano la presenza delle valli.
Poi su questo tetto incombente si innalza l'Etna, visibile più per le sue lastre di neve che per la tonalità delle
sue rocce che si fonde con l'azzurro del cielo.
Sui fianchi delle montagne vicine, nessuna parvenza di abitazioni, sulla spiaggia neppure un'anima viva,
sul mare nessuna barca".
E. Viollet Le Duc "Lettres sur la Sicile", 1860
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