La storia del Parco delle Madonie
L'istituzione del Parco delle Madonie risale al 9 novembre 1989, ma a ben altri periodi storici che bisogna far ascendere
l'interesse di viaggiatori, naturalisti, scienziati, attorno a questo complesso montuoso ove ricadono cime tra le più antiche
e più alte della Sicilia e che ospita ben il 50% delle specie della flora isolana.
Ricordate già nell'antichità dallo storico greco Diodoro Siculo, dallo scrittore romano Plinio (Mons Marones), dal geografo greco
Strabone (Mons Nebrodes, denominazione che oggi è limitata alla catena occidentale della provincia di Messina), sarà ancora,
in epoca normanna, il geografo al-Idrisi, incaricato da Ruggero II di redigere il Nuzhat almushtàq o Libro di Ruggero, a decantare,
di queste lande imponenti, la particolare bellezza paesaggistica, l'abbonza di acque, la fertilità dei campi, la prosperità
delle cittadine.
Poi, nel tempo, non v'è stata guida d'Italia o di Sicilia che non abbia dedicato decine di pagine alle Madonie e non solo
per le peculiarità naturalistiche di queste splendide montagne.
L'attenzione più propriamente scientifica va, comunque, riferita a partire dalla seconda metà del settecento, quando il territorio
madonita cominciò ad essere oggetto di osservazioni, indagini e studi accurati da parte di eminenti naturalisti e botanici quali
Bernardino Da Ucria, Vincenzo Tineo, Giovanni Gussone, Filippo Parlatore, Gabriel Strobl, Michele Lojacono Pojero, Teodoro Fischer e
soprattutto, dal castelbuonese Francesco Minà Palumbo. A quest'ultimo vanno in particolare riconosciute l'importanza del suo
straordinario contributo allo sviluppo della conoscenza delle Madonie, ma anche la consapevolezza della necessità di un approccio
interdisciplinare al territorio; consapevolezza che, peraltro, anticipatrice dei più moderni metodi di indagine.
Tuttavia, solamente verso la fine degli anni sessanta, veniva posta come necessità non più deferibile la questione della
istituzione di un Parco naturale, quale strumento di difesa e valorizzazione delle Madonie.
Il Successivo decennio vedeva così il concretizzarsi di una serie di iniziative che avrebbero sancito la nascita di una serie di
iniziative all’insegna della cultura dell'ambiente, per molti versi rivoluzionaria, culminata in una legislazione specifica che
ha fatto della Sicilia una delle regioni del Paese più avanzate per le conquiste conseguite.
Risale infatti al 1981 la legge regionale n°98 (Norme per l'istituzione nella Regione siciliana di Parchi e Riserve naturali),
poi modificata dalla legge regionale n°14 del 1988 (Modifiche e integrazioni alla l.r. 6.5.1981 n°98).
Questa legge, di fatto, dettava le norme per l'istituzione dei tre grandi Parchi siciliani - dell'Etna, delle Madonie e dei Nebrodi -
ed istituiva un iniziale gruppo di 19 Riserve naturali.
Il primo passo verso il più ampio ed integrato progetto di protezione dell'intera area madonita fu la creazione, nei primi sei
mesi del 1984, di due Riserve naturali orientate, poi sciolte con l'istituzione del Parco: "Monte Quacella" e "Faggeta
Madonia"; due aree contigue, estese poco meno di 3000 ettari ma di rilevante interesse naturalistico e paesaggistico.
Infine, ed è storia recente, dopo l'espletamento di tutte le complesse procedure burocratiche, il Parco delle Madonie vedeva
ufficialmente la luce con il decreto dell'Assessore per il Territorio e l'Ambiente del 9 novembre 1989 (Istituzione del Parco
delle Madonie e del relativo Ente di gestione).
Quasi 40.000 ettari di territorio venivano così posti sotto tutela: un microcosmo - un isola nell'isola, se si vuole - composito
e diversificato nei suoi aspetti geomorfologici, ambientali, storici e culturali, finalmente sottratto alle politiche
di "rapina", all'aggressione ed allo sfruttamento indiscriminato.
Ma anche un territorio "riconsegnato" ai madoniti, prima ancora che ai fruitori del Parco, perchè, nel riappropriarsi
dell'identità e delle valenza dei luoghi in cui vivere, possano farsi garanti - essi, assieme all'Ente Parco -
di una nuova progettualità capace di superare quella visione paralizzante del concetto di salvaguardia e recupero dell'
ambiente naturale che, principalmente nel passato, ha rallentato - quando non ostacolato - la nascita e lo sviluppo delle
aree protette in Sicilia.
Il Parco delle Madonie è frutto di un disegno indubbiamente evoluto che abbandona l'idea della "mummificazione"
di un territorio da proteggere per abbracciare un moderno programma di "conservazione attiva".
I Parchi naturali si pongono quale nuovo modello di assetto territoriale capace di "pensare" alla conservazione della
natura in un quadro politico e sociale complessivo di recupero e difesa ambientale, correlato allo sviluppo ecosostenibile delle aree
sottoposte a tutela. Conservazione attiva, quindi, per concorrere alla salvaguardia e alla corretta gestione dell'ambiente
consentendo contestualmente migliori condizioni di abitabilità e sviluppo dell'economia.
Interazione per altro indispensabile per delineare la strategia finale del consenso da parte della popolazione residente, senza
la quale un parco rimarrebbe solamente una nobile ma vana astrazione culturale.
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