Peloritani, verso il parco

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Peloritani, verso il parco

Foto: Peloritani, verso il parco

Dopo i Sicani, in dirittura d'arrivo, e gli Iblei, in discussione, prende sempre più corpo l'idea di istituire un nuovo parco naturale regionale in Sicilia, quello dei Monti Peloritani. Da Messina nei giorni scorsi è stata rilanciata la proposta, durante un affollato convegno di presentazione dei risultati scientifici e della proposta di delimitazione.
Dopo le prime proposte inascoltate degli anni '70, cui va comunque ascritto il merito storico di aver sollecitato l'approvazione nel 1981 della prima legge quadro in tema, e dopo decenni di silenzio, la proposta viene adesso spinta dal Comitato Promotore nato febbraio 2006 e composto da studiosi, ricercatori e funzionari di Università, Regione, Associazioni di categoria e ambientaliste, professionisti agronomi e forestali.

Lo scenario autunnale
Aspetti geologici
Un lavoro a più mani, che ha evidenziato innanzitutto la straordinaria costituzione geologica dei Peloritani, scrigno di "biodiversità della pietra" con le più antiche formazioni della Sicilia, risalenti a 1700 milioni di anni fa, dalla morfologia scandita da gobbe, picchi, crinali, forre, pareti a strapiombo.
Un triangolo che abbraccia la punta nordorientale della Sicilia, stretto fra Tirreno e Jonio, a guardare l'Etan e le Eolie. Una prosecuzione naturale dell'Appennino Calabro, che, se tutelato, costituirebbe naturale abbraccio con l'arco nebroideo e madonita


Flora
Anche gli studi su flora, la vegetazione, la fauna. rivelano la eccezionale biodoversità.
Sono circa 1500 entità vegetali, Sughera, Leccio, Castagno, Querce, Cerro, Faggio, Pini, Cipressi, Cedri, Acacie, Abeti, Eucalitti, Noci, ecc.. Esemplare il caso delle foreste che gravitano attorno a Colle S. Rizzo, dove sono stati classificati ben 92 diversi tipi forestali, Platani, Ontani, Pioppi, Salici, Tamerici, Oleandri, Erica, Corbezzolo, Citisi, Lentisco, Alaterno, Fillirea, cui si aggiungono le colture agrarie tipiche delle colline peloritane: vigneti, oliveti, frutteti, noccioleti, castagneti da frutto.


Fauna
Il censimento avviato rileva la presenza di Gatto selvatico, Volpe, Cinghiale, Coniglio selvatico, Lepre, Istrice, Riccio europeo, Ghiro, Quercino, Donnola, Martora). Ma i Peloritani sono un avamposto speciale per l'avifauna e non solo quella migratoria, poichè ci troviamoi lungo le rotte più battute: 327 le specie di uccelli avvistati, di cui 90 tutelate ai sensi della Direttiva CEE 79/407; 60 le specie nidificanti; 38 i rapaci diurni e notturni.
Ben rappresentati gli anfibi : Rospo comune e smeraldino, Discoglosso dipinto, Raganella, Rana verde minore, Rana di Berger e di Uzzell) e i rettili (Lucertola siciliana e campestre, Ramarro, Congilo, Luscengola, Geco, Biacco, Biscia d'acqua, Vipera, Colubro leopardino, Testuggine d'acqua e terrestre). Meno abbondante di una volta, ma ancora presente, a testimoniare l'integrità dell'ambiente, è la fauna ittica: Trota iridea, Salaria di fiume, Anguilla, Carpa, Cefalo dorato, Gambusia).


La cultura materiale
Agli aspetti naturalistici vanno sommati quelli umani, segnati da una presenza che rivela emergenze di tipo architettonico, archeologico ed etnoantropologico.
Piccoli centri abitati , Castelli, fortificazioni, monasteri, chiese, siti archeologici, forti e strade militari, fontane, abbeveratoi, acquedotti, mulini ad acqua, palmenti, trappeti, opifici industriali, sentieri storici, neviere, abitazioni rurali, recinti per animali, muretti di pietrame a secco .
Tra tutti, la ex Strada militare che dallo Stretto, costituisce elemento di rilievo, testimonianza della via da Portella Mandrazzi, tra Novara e Francavilla di Sicilia:


La proposta
Il Comitato, presieduto dal prof. Giaimi, che Sicilia Parchi ringrazia per il prezioso contributo scientifico, ha provvisoriamente individuato un'area di poco superiore a 50.000 ettari, ricadenteal di sopra dei 3-400 metri di quota, distribuita su una trentina di Comuni, che vanno da Messina a Taormina, a Novara di Sicilia, a Tripi.
Resta, ovviamente, escluso tutto il territorio rientrante nel Parco fluviale dell'Alcantara.
La destinazione colturale di tale superficie vede la fortissima prevalenza dei boschi e delle forme di vegetazione ad essi assimilate che, insieme, rappresentano quasi il 90% dell'area totale, mentre il rimanente 10% è costituito da colture agricole tradizionali (uliveti, vigneti, noccioleti, frutteti, ecc.), da pascoli e da superfici improduttive. Nell’area individuata dal Comitato ricadono ben 9 SIC (Siti d’Interesse Comunitario) per una superficie complessiva di Ha 30.867, 1 ZPS (Zona di Protezione Speciale) estesa 28.051 Ha, la Riserva Naturale di Fiumedinisi e Monte Scuderi di 4.600 Ha, 11.000 ettari di Demanio Forestale, migliaia di ettari di terreni comunali, Siti archeologici per alcuni centinaia di ettari. Inoltre, tutta la zona risulta sottoposta a vincolo idrogeologico e, in gran parte, anche al vincolo paesaggistico.

I "perchè" di una idea
"Il Parco dei Peloritani - spiega il Comitato - finirebbe per colmare un vuoto evidente nella rete ecologica 2000. Senza di esso, resterebbe incomprensibilmente escluso il corridoio naturale che collega le aree tutelate continentali con quelle dell'Isola. Se poi andrà in porto, come sembra, l’istituzione degli altri due parchi citati prima (Parco dei Sicani e Parco degli Iblei), i Peloritani sarebbero l'unica catena montuosa della Sicilia ad essere esclusa. Il Parco dei Peloritani rappresenterebbe la premessa indispensabile per la successiva costituzione di un’ampia area naturale dello Stretto.
Ma a favore del Parco, oltre a motivi di carattere ambientale, militano anche fattori di natura economico-sociale. Dopo il definanziamento delle agenzie di sviluppo locale, è adesso ai parchi che spetta il ruolo di divenire soggetti interistituzionali di riferimento per lo sviluppo, grazie anche alla capacità di attrazione di fondi pubblici, a cominciare da quelli europei. Esiste la concreta possibilità di integrazione del Piano di Sviluppo rurale 2007-2013, tuttora in discussione.
L’asse II del Piano riguarda "la preservazione e lo sviluppo delle attività agricole e dei sistemi forestali ad elevata valenza naturale, la difesa della biodiversità, dei paesaggi agrari tradizionali, del regime delle acque; il contrasto dei cambiamenti climatici": tutte cose che possono trovare attuazione sui Peloritani.
Il Parco aiuterebbe ad incrementare e diversificare i flussi turistici, che comporterebbe l’aumento della commercializzazione dei beni materiali, e in primo luogo dei prodotti agricoli tipici di qualità, e dell'artigianato storico.
Come già accaduto sui Nebrodi, anche qui il Parco potrebbe costituire un modello alternativo di gestione territoriale, specialmente in un territorio come i Peloritani dove i Comuni, piccoli o piccolissimi, sono incapaci, da soli, a mettere in campo programmi articolati di sviluppo. per la diffusione di intevrenti strutturali, per la formnazione, per la diffusione di una cultura imprenditoriale e di microaziende.

L'iter di approvazione
L'assessore regionale al Territorio Interlandi, che ha partecipato ai lavori, si è detta profondamente interessata alla proposta. "Occorre sempre ascoltare le proposte che giungono dal territorio. Attendiamo - ha detto - che il Comitato presenti la delimitazione. Poi ci saranno le valutazioni tecniche dell'Assessorato. Quindi, si aprono due vie. Quella legislativa, all'Ars, come accaduto per i Sicani, con un primo finanziamento da un milione di euro, o la decretazione, come fatto per l'Alcantara, con una proposta di delimitazione poi vistata da Crppn.
Purtroppo pesa la scure della Sanità, che distoglie fondi da altre voci, come ambiente e pubblica istruzione. Una battaglia dura, dunque, ma anche valida.
Si ringrazia per i contributi fotografici: Picone R.M, Crisafulli A. La Flora dei Peloritani, dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università degli Studi di Messina - www.ortobotanico.unime.it

 
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