Lo Stretto di Messina anche questa primavera è stato ed è corsia preferenziale dei grandi flussi migratori di uccelli rapaci. La conferma è arrivata dai primi risultati stilati dai responsabili del “Campo internazionale per la protezione dei rapaci e le cicogne in migrazione sullo Stretto di Messina”, organizzato fino al 19 Maggio da WWF Italia e dall'Associazione Mediterranea per la Natura insieme con Birdlife Malta. Una campagna avviata sin dal 1981 per la repressione e prevenzione del bracconaggio, con il primo campo realizzato nel 1984.
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Da giorno 2 Aprile a domenica 13 sono già passati 1016 tra rapaci e cicogne (spettacolare lo stormo di oltre 120 esemplari), e la sorpresa maggiore è arrivata dal passaggio di un Falco Sacro, specie considerata in “pericolo d’estinzione”, assai raro da vedere in Italia. L’esemplare ha svernato in Sicilia e porta con sé un’antenna satellitare che ne traccia gli spostamenti. Avvistato, poi, per la prima volta nella storia dei campi, il primo Nibbio Bianco e, sempre in fatto di rarità, anche uno Sparviere Levantino (specie rarissima nel nostro Paese).
Tante poi le specie di rapaci avvistate: albanelle pallide (rarissima e minacciata a livello globale, lo Stretto è la loro rotta primaverile più importante in Europa) e minori, falchi di palude, grillai (anche per questa specie lo Stretto è la rotta più importante ed è ugualmente minacciato a livello globale), nibbi bruni, poiane, poiane codabianca, capovaccaio, cicogne nere, falchi pellegrini e pescatori, i primi falchi pecchiaioli, lodolai, sparvieri e gheppi.
“Per anni, migliaia di rapaci e centinaia di cicogne sono state uccise in primavera, sullo Stretto di Messina. Questa strage avveniva in periodo di caccia chiusa, a scapito di specie protette e da appostamenti fissi vietati dalla legge”, spiega Anna Giordano, coordinatrice del campo con Deborah Ricciardi.
L’attività del campo, con il contributo del WWF Sicilia, ha portato a grandi risultati, il bracconaggio è stato drasticamente ridotto e gli uccelli che passano ogni primavera sono a poco a poco aumentati. “Durante il primo anno di campo (1984) abbiamo contato 3.198 rapaci e 1185 spari, nel 2000 abbiamo contato 34.302 rapaci e 5 spari. Nella primavera del 2007 abbiamo avuto una migrazione spettacolare, con 38.367 rapaci, dei quali oltre 33.000 falchi pecchiaioli, la specie più comune. Abbiamo avuto solo tre spari da una casa (i bracconieri rimasti sparano dalle case o da posti nuovi) e l'uccisione di un falco di palude l'ultimo giorno del campo, quando eravamo rimasti ormai pochi e non si è riusciti a coprire tutte le aree a rischio”.
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Mentre con venti da nord la migrazione è ormai al sicuro (gli uccelli volano ad una distanza di sicurezza, con alcune eccezioni quando il vento è molto forte o non si formano le correnti ascensionali), con venti da sud est come in questo periodo la situazione è ancora critica: gli uccelli migrano obbligatoriamente con volo battuto, spesso molto bassi al suolo, con uno scarso controllo della direzione di volo e possono essere uccisi facilmente.
“Per l' esperienza di questi anni e per gli immani sforzi compiuti per sradicare il bracconaggio – aggiunge Anna Giordano - sappiamo che se non saremo su questi monti ogni primavera, a presidiare le rotte dei rapaci, il bracconaggio può ricominciare: rischiamo di perdere i grandi risultati ottenuti in un così lungo periodo, durante il quale alcuni di noi hanno anche ricevuto subito pesanti minacce”.