Tre settimane ci separano dall'importante election day nel quale rinnoveremo oltre che Camera e Senato, anche Presidenza della Regione e Assemblea Regionale Siciliana.
Tre settimane per analizzare, per capire, per decidere. Tre settimane per andare al di là delle amicizie e delle promesse e, superando la logica del favore, avviare un ragionamento serio e intimo sul valore dei candidati.
Chi segliere? Quali valori rappresenta chi bussa alla nostra porta? Il sistema elettorale non ci lascia molto margine sulle Politiche: lì la scelta è sui valori, sui blocchi ideali ed ideologici che animano, con sottili distinguo, aree entrambe liberali ed entrambe riformiste, entrambe progressiste in economia e conservatrici nei valori più profondi, come famiglia e solidarietà, e per questo - nudo dna della nostra cultura - incancellabili.
Poniamoci questo quesito, prima di decidere.
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Non votiamo chi promette, votiamo chi stimiamo come persona, votiamo quel candidato che conosciamo e che apprezziamo per il suo valore morale, tecnico, professionale.
Fatta questa premessa, lasciateci, voi che seguite ormai da anni Siciliaparchi nel suo modesto e gravoso compito di informare quotidianamente sull'ambiente in Sicilia - la libertà di fare rapidamente una analisi del fatto, ed una del da farsi.
Il traumatico concludersi della legislatura avviata nel 2006, ed i due anni stretti stretti di attività nell'Isola del nuovo corpo di deputazione per le politiche ambientali sono stati caratterizzati, com'è nello stile siciliano, da stop and go, da asperità di vedute e difficoltà oggettive sulle quali la Regione, nei limiti del possibile, ha cercato di ragionare.
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Restano sul tavolo del prossimo governo regionale alcune importanti questioni irrisolte. La mancata riforma dell'amministrazione regionale non ha portato alla nascita tanto auspicata dalla Bozza Fleres dell'assessorato all'ambiente, scindendo - come già avviene in sede nazionale - da un lato le politiche agroforestali, dall'altro le competenze sulle aree protette. Passaggio di non poco conto, se consideriamo che la riforma scioglierebbe - diciamolo chiaramente - il nodo dei conflitti istituzionali creatisi in questi anni sul tema della gestione delle aree protette, riserve in primis, con balletti e valzer tra Territorio, Servizi Via Vas, Arpa, Agricoltura, Azienda Foreste, Dipartimento, spesso - per il nesso sempre più stretto tra tutela della biodiversità e sviluppo sostenibile - con conflitti burocratici tra Turismo, Urbanistica, Attività produttive.
Per quanto restino assolutamente apprezzabili gli sforzi dell'Assessore regionale al territorio Rossana Interlandi - "una di noi", come spesso l'abbiamo titolata, puntando al suo mix unico di anima ambientalista, politica dell'autonomia, tecnico-giuridica - restano sul tappeto alcune importanti questione legate alla rete ecologica, ai piani su Sit e Zps, così come alla nascita delle nuove riserve, all'affidamento su nuovi criteri delle nuove, fino al superamento delle gestioni commissariali, seppur alcune di queste brillanti, come al Parco dell'Alcantara.
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Madonie in scadenza, e chi arriverà dopo l'era Belli? Forza Italia e Udc litigano già, ma chi pensa allo sviluppo del territorio? Lo abbiamo già scritto, e non abbiamo paura a ripeterlo. I parchi non vogliono padrini, ma libertà d'azione, autonomia, ci vien voglia di dire, per sapere interpretare il territorio, e saper fungere da collante e vettore istituzionale delle piccole realtà locali, e penso ai piccoli Comuni, che guardano all'Ente come a un papà, dunque con rispetto e con speranza allo stesso tempo.
Poi, la grande sfida dei fondi comunitari, come già intuito dal Comitato di Sorveglianza.
L'Unione Europea ci chiede maturità. La nuova classe dirigente politica saprà essere all'altezza? Noi, e la Sicilia tutta, ci auguriamo di si. (Ivan Trovato)