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Speciale Dossier Eolico

Foto: Speciale Dossier Eolico

 - E la chiamano "energia pulita"...  -
L’Italia, con un totale di oltre 2.100 MW eolici installati al 31.12.2006, mantiene una posizione di rispetto in Europa, seppur a distanza da Paesi come Germania,
Spagna e Danimarca. A partire dall’installazione della prima centrale nei primi anni ‘90, l’eolico nella penisola ha subito nel tempo una crescita alterna per ragioni legate prevalentemente alle procedure autorizzative, alle modalità di connessione alla rete elettrica ed alla modifica del sistema di incentivazione.Nel 2004 si è assistito alla ripresa del settore (361 MW installati), confermata e migliorata da ulteriori 450 MW nel 2005, mentre la potenza eolica installata nel corso del 2006 ha mostrato una lenta crescita nei primi sei mesi dell’anno riprendendosi poi sul finale. A consuntivo, la crescita eolica del 2006 può essere definita buona, anche se leggermente inferiore alle aspettative, con 417 nuovi MW installati e molte iniziative portate avanti da un’ampia pluralità di soggetti. A livello regionale Puglia e Campania ospitano il 40% della potenza totale ma si sono notati interessanti sviluppi anche in Basilicata e Sicilia. Degna di nota è infine l’apertura dei cantieri in Calabria.

Sicilia - Il settore è regolato dalla Circolare n. 17/2006 - Impianti di produzione di energia eolica in Sicilia, in relazione alla normativa di salvaguardia dei beni paesaggistici. La circolare - che tra l'altro prevede l’interdizione della realizzazione di impianti eolici a una distanza inferiore di 5.000 metri dalle abitazioni - dispone che le limitazioni, le esclusioni e le condizioni indicate si applichino anche a tutti i progetti per i quali, alla data di pubblicazione della circolare stessa, non è stato ancora emesso il provvedimento di giudizio di compatibilità ambientale.
Questo il quadro generale. Nell'ordine elencati: TOTALE PROGETTI 89
TOTALE PROGETTI  - TOTALE PROGETTI BOCCIATI  TOTALE PROGETTI APPROVATI  MW solo dei progetti non realizzati e Turbine



Agrigento 13 Agrigento 3 Agrigento 13 247,8 283 Mancano le turbine di un impianto
Trapani 16 Trapani 2 Trapani 14 360,75 155 Mancano le turbine di un impianto
Palermo 27 Palermo 1 Palermo 26 696,3 432 Mancano le turbine di almeno 8 impianti
Enna 10 Enna 2 Enna 8 247,25 214 i
Caltanissetta 2 Caltanissetta 0 Caltanissetta 2 22 11 Mancano turbine e potenza di un impianto
Ragusa 1 Ragusa 0 Ragusa 1 124 62
Catania 7 Catania 0 Catania 7 137,25 235 Mancano turbine e megawatt di due impiant
Siracusa 3 Siracusa 0 Siracusa 3 70 35
Messina 7 Messina 1 Messina 6 252,05 233 Mancano turbine di un impianto
Misti 3 3 203,5 70 Mancano turbine di un impianto

Totale 89 Totale 9 80 2.360,9 1.730


Il quadro in Sicilia


In assenza di piano energetico regionale (recentemente rinominato “Piano energetico ambientale”), gli uffici dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente hanno approvato 80 progetti (rif. 2002 – febbraio 2007), per un totale stimato di circa 2.900 MW.
Di questi, sono stati già realizzati 16 impianti per circa 500 MW.
La rete di distribuzione, su dichiarazione della stessa TERNA (comunicazioni sul sito, in lettere alle Ditte richiedenti) non può riceverne più di 500.
Ciò significa che allo stato attuale, i restanti 2.500 MW approvati sono in eccesso.ma procedono il loro iter verso l’autorizzazione unica, preludio all’avvio dei lavori.
A ciò si aggiunga che altri 177 progetti aspettano il parere, per un totale stimato tra i 4.500 e i 6.000 MW.
Di quelli già approvati, costituiscono gravissimo impatto ambientale, i progetti approvati nei tre SIC dei Monti Peloritani: inizialmente erano due progetti della API Holding poi accorpati in uno, per 63 turbine da 2 MW ciascuno, dove migrano i rapaci e le cicogne e nidificano l’Aquila Reale, il Falco Lanario e molte altre specie rare di uccelli.

Ugualmente pericolosi sono i ben 16 progetti approvati nell’IBA cod. 215 denominato IBA Sicani, dove vive l’ultima popolazione italiana di Aquila del Bonelli, insieme alle coppie superstiti dell’IBA di Monte Cofano, e dove ancora vivono le superstiti coppie di Capovaccaio, Nibbio Reale, oltre a colonie di Grillaio che, come è noto, sono a rischio di scomparsa in tutto il loro areale di distribuzione.
Recentemente peraltro la Regione Sicilia, a seguito di procedura di infrazione, ha istituito come ZPS le parti delle due IBA sopraccitate. Il decreto dovrebbe uscire a giorni.
Gravi anche i progetti approvati al confine con il Parco dei Nebrodi, dove si è reintrodotto recentemente il Grifone che, come è noto, è tra le specie più a rischio di collisione, e quelli autorizzati nell’importantissimo corridoio migratorio del trapanese, uno dei punti più importanti per i migratori che giungono dall’Africa.

La la Sicilia è una rotta migratoria importantissima (è il punto di arrivo per tutti i migratori che poi si distribuiscono sulla Penisola italiana per proseguire verso le numerosissime mete finali), ogni impianto oltre a quelli già realizzati, può comportare gravissimi effetti negativi sul contingente migratorio, anche se distanti da ZPS, SIC, IBA e altre aree protette.
La Sicilia, al pari della Calabria, come da recentissima dichiarazione della TERNA, esporta energia, poiché ne produce più di quanta ne consumi.


Quale è l'allarme?
Da tempo larghi settori dell'associazionismo denunciano, accanto alla devastazione del paesaggio, i gravi pericoli che minacciano alcune specie migratorie, che incappano nelle pale degli impianti. Tutto il sud Italia (incluse le aree marine), è percorso migratorio, più o meno intensamente frequentato, sia di notte che di giorno.
Le poche Valutazioni di impatto ambientale e le altrettanto poche Valutazioni di Incidenza redatte sono nella totalità dei casi, prive di alcuna scientificità.


In molti casi il progetto non viene neanche accompagnato da una VIA, ci si limita alla “relazione ambientale”, poche pagine dai contenuti molto vaghi e rassicuranti sul non impatto dell’impianto in quanto non vi è fauna pregiata, senza che ciò corrisponda al vero. Tra le specie minacciate a livello europeo ci sono l'Aquila del Bonelli, il Capovaccaio, il Falco della Regina, l'Albanella pallida, il Grillaio, il Nibbio reale, il Lanarioe la quasi totalità dei Chirotteri.
Vi è un impatto grave sui pipistrelli, protetti dalla Direttiva Habitat e quasi tutti sono minacciati di estinzione o vulnerabili, e come per i Chirotteri .
Contrariamente a quanto dicono le relazioni tecniche, l’impatto con le turbine non può essere mitigato, la scomparsa dei singoli individui non può essere compensata.
L’unico modo che si ha perché un impianto eolico non provochi effetti negativi sulle componenti ambientali tutte, è che venga individuata una localizzazione che non possa provocare impatto diretto e/o indiretto, evitando i siti che rivestono una particolare importanza per le diverse componenti ambientali. Solo così si evitano gli effetti negativi che derivano purtroppo da questa fonte energetica se viene collocata nei luoghi sbagliati.

E’ deduttivo che in un sito che dispone di tutele di diverso genere (IBA, ZPS, SIC, parco, riserva, oasi, vincolo idrogeologico, vincolo forestale ecc) e in sua prossimità, l’impatto non può non esserci, il cui livello di gravità dipenderà sia dalla tipologia di parco eolico (dimensioni, estensione, opere aggiuntive) che dal grado di biodiversità presente anche solo in alcuni periodi dell’anno. Le opere connesse agli impianti eolici e conseguenti impatti prevedono oltre che la collocazione delle turbine, l'adeguamento strade esistenti. Sui Peloritani, che ricade in ben tre SIC, sono previsti Km 5,8 di strade nuove, più adeguamento di 27,7 km di strade esistenti, il tutto in un’area con forti pendii, geologicamente molto giovane e pertanto soggetta a naturali fenomeni franosi, certamente accelerati da opere simili. Il comune sottostante la dorsale interessata dal progetto ha ricevuto circa 5 miliardi di lire (tra euro e lire) per contenere il dissesto idrogeologico e il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ha dichiarato che tale dissesto è provocato dalla fragilità dello spartiacque (ovvero la dorsale dei Monti Peloritani, la stessa dove dovrebbero “adeguare” 27,7 km di piste). Ancora, scavi per decine di km per la posa dei cavidotti , nuove linee elettriche aeree, cabine, piazzole, torri anemometriche, illuminazione delle turbine per la sicurezza aerea (obbligatorio per legge ma utilizzata come “misura compensativa” per ovviare all’impatto con gli uccelli notturni, anche migratori).

Altri effetti, oltre quelli già citati per l’avifauna e i pipistrelli sono l'aumento del dissesto idrogeologico, la frammentazione della compattezza dei pendii e delle dorsali montane, o dei crinali collinari, con perdita di suolo, e aumento delle torbide in mare, frammentazione dell’habitat sia riproduttivo che di ricerca trofica. Oltre all’impatto con le pale e con le torri (che spesso non vengono considerate) aumento del rischio di impatto per uccelli notturni e migratori notturni (è noto che molti uccelli diurni migrano di notte) per la presenza delle luci obbligatorie per legge sulla sicurezza del volo. A tal proposito, si segnala il sito internet www.towerkiller.com che elenca migliaia di pubblicazioni scientifiche sull’impatto delle torri di telefonia, televisione, radio e uccelli, per colpa delle luci che illuminano tali strutture aeree. L’impatto è inteso non solo diretto, ma anche indiretto, per perdita dell’orientamento per distorsione ottica.


Il quadro normativo comunitario

La Direttiva Habitat pone come obbligo il principio di precauzione, il principio di prevenzione e l’obbligo di risultato.
Tali principi si applicano su SIC, ZPS e IBA e, come prescrive la normativa comunitaria, sono da valutare anche le opere esterne che possano avere effetti “sui” siti e non nei siti.
A ciò si aggiunga che anche opere esterne a queste aree ma che possono avere effetti diretti o indiretti vanno sottoposte a Valutazione di Incidenza, come richiede la Direttiva Habitat.
Alla luce degli impatti sopra descritti ed alla luce delle VIA e Valutazioni di Incidenza ad oggi analizzate, appare evidente che non interdire queste aree agli impianti eolici è in palese contrasto con le direttive comunitarie. La Direttiva Habitat esplicitamente parla di precauzione.
Laddove vi è non la certezza ma anche solo la possibilità che vi sia impatto, l’opera non può essere autorizzata.
Prima di giungere in SIC e ZPS, ci sono ampie aree di territorio libero da questo vincolo e che non è stata mai mostrata ad oggi la mancanza di alternative valide al progetto in un determinato luogo, poiché non sono mai state prese in considerazione, preferendo bypassare questa procedura semplicemente affermando negli studi che le opere non hanno impatto. Di fatto, gli eolici hanno impatto negativo possibile, probabile e certo su uccelli, pipistrelli e altri mammiferi terrestri, su microclima, sulle acque e già a priori non possono essere ammissibili in SIC, ZPS e IBA, dovendosi rispettare il principio di precauzione e di prevenzione, il cui principio, introdotto dall’articolo 6 paragrafo 2 della Direttiva 92/43/CEE risulta violato.
La Direttiva Uccelli richiede espressamente che vengano evitate perturbazioni, danni, inquinamento alle specie per le quali il sito è stato istituito, richiamando alla prevenzione e alla precauzione o l’approvazione . Le prescrizioni che vengono date sono nella quasi totalità dei casi a tutela del funzionario che rilascia il parere. Non vengono mai effettuati controlli né sulla corretta esecuzione delle opere, né sulla reale disponibilità economica della Ditta di apporre le migliorie prescritte nel parere rilasciato. Tra le numerose centinaia di progetti depositati è impossibile poter verificare se tutti siano corredati di Valutazioni di Impatto Ambientale redatte bene e che le localizzazioni siano idonee a non provocare impatto su importanti componenti ambientali.

 I perchè di una battaglia
Attualmente ogni giorno vengono presentati progetti di impianti eolici in ogni dove, sia dentro che fuori aree ad elevata vulnerabilità ambientale, lungo rotte migratorie note o poco note ma pur sempre frequentate da forti flussi migratori, il tutto senza che sia mai stata attuata una politica di risparmio energetico, né di ricerca di fonti energetiche diverse e meno impattanti e più efficienti né, soprattutto, una localizzazione idonea degli impianti eolici, in siti dove l’impatto sarebbe tollerabile o molto basso, spesso senza alcuno studio di impatto ambientale serio, in molti casi mancante del tutto. In alcuni casi si è di fronte anche all’impossibilità oggettiva di immettere in rete l’energia prodotta: la nostra Sicilia spesso ricava dalle pale energia che non può consumare ma solo esportare, senza tra l'altro avere vantaggi economici diretti.
La tutela della Biodiversità sia dentro che fuori la Rete Natura 2000, è fortemente compromessa dall’errata localizzazione di numerosi impianti e dal quantitativo impressionante già autorizzato e che ancora oggi pretende ed ottiene, di essere autorizzato.
A difesa della Biodiversità tutta, che può essere gravemente compromessa, vanno escluse a priori tutte le aree protette di diverso livello (parchi, riserve, oasi, IBA, ZPS, SIC, geositi ecc) e le zone ad esse circostanti per diversi km a seconda della regione e delle valenze per le quali le aree sono state istituite, e va altresì avviata con urgenza la richiesta di moratoria sull’eolico a livello nazionale, finalizzata non allo stop definitivo dell’eolico, bensì temporaneo, per una sua seria e corretta localizzazione, quantificazione e valutazione anche economica. Vanno altresì escluse le aree che dovrebbero comporre le reti ecologiche, mai prese in considerazione in alcun atto giuridico ad oggi vigente nelle diverse regioni. Occorre chiedere al Ministero dell’Ambiente, oltre che l'uso di pale meno impattanti, anche di intervenire sia con l’interdizione di tutte le aree protette ad ogni livello, con aree di rispetto esterne più o meno ampie, sia mediante linee guida obbligatorie sulle Valutazioni di Impatto Ambientale. Vanno richiesti studi prolungati di almeno tre anni sulla fauna presente nel territorio interessato dal progetto. Appare urgente così una richiesta di moratoria sulla base dei risultati di una indagine conoscitiva sul numero di impianti e di mw autorizzati, che ponga un immediato stop alla presentazione dei progetti che ancora oggi prosegue al ritmo di un progetto al giorno in alcune regioni.

 
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