La Riserva Naturale Integrale "Grotta dei Puntali" rappresenta una delle emergenze naturalistiche più interessanti della Sicilia occidentale, in quanto racchiude in se' testimonianze di alta valenza scientifica e storica legate a molteplici aspetti.
Un vero e proprio scrigno contenente testimonianze paleontologiche ed archeologiche oltre a numerose peculiarità faunistiche (invertebrati cavernicoli e chirotteri) altrove raramente riscontrabili.
Questo patrimonio di grande valenza naturalistico - scientifica e culturale è, dunque, indubbiamente da salvaguardare ma anche da valorizzare, divulgare e rendere fruibile.
I reperti raccolti fin dall'800 sono oggi custoditi presso il Museo Archeologico "A. Salinas" ed il Museo di Geologia "Gaetano Giorgio Gemmellaro" dell'Università di Palermo. Inoltre Palazzo d'Aumale, sede del Museo Regionale di Storia Naturale e mostra permanente del carretto siciliano di Terrasini, conserva,
tra i beni acquisiti al suo patrimonio, anche quelli relativi alla collezione geo-paleontologica del naturalista Teodosio De Stefani (1909-1978);
questi contengono numerosi reperti di vertebrati fossili continentali e preistorici raccolti dall'eclettico naturalista nella cavità.
E dal punto di vista più strettamente naturalistico, il sito rappresenta un importante stazione per la sopravvivenza di una colonia polispecifica di chirotteri, annoverata nella direttiva 92/43 della CEE delle specie di interesse comunitario (in pericolo di estinzione), oggi minacciata dalla mancanza di un'adeguata salvaguardia dell'ambiente. In più, la cavità ipogea ospita una fauna cavernicola costituita da specie troglofile e troglossone e può rappresentare rifugio per diverse specie di micro e macro mammiferi e di uccelli.
La Riserva Naturale Integrale Grotta dei Puntali è stata istituita con Decreto dell'Assessore Regionale al Territorio ed Ambiente n. 795/44 del 9 novembre 2001 pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 8 del 15 febbraio 2002.
"Grotta dei Puntali" è iscritta nell'Elenco Ufficiale delle aree protette al n. EUAP0876 in virtù del IV Aggiornamento approvato dalla Commissione Permanente tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, il 25 luglio 2002; l'indice sommario della pressione umana sull'area protetta (IA) è 1377,52. i confini della Riserva, ubicata nel territorio comunale di Carini, in località Villagrazia sono compresi all'interno delle linee di delimitazione segnate sulla carta topografica IGMI 249 III N.E. in scala 1:25.000
La superficie complessiva è di ha 15,3 (la parte interna della grotta ricade in zona A; in zona B, all'esterno e per un tratto dal raggio di 5 metri dalla grotta, si trovano ha 15,3).
La Grotta dei Puntali si apre nella roccia calcarea mesozoica delle falde di Monte Pecoraio, in territorio di Carini a circa 90 metri s.l.m. (Long. E.O°42'13"; lat. N. 38°09'04") e a meno di un chilometro di distanza dal mare.
Si tratta di una cavità a sviluppo prevalentemente orizzontale, di circa 110 metri di lunghezza e 15 metri di larghezza, impostata su due livelli differenti collegati da pozzi non molto profondi. All'esterno della cavità sono ben visibili due solchi di battente, che testimoniano un'antica presenza del mare, mentre all'interno i segni delle ingressioni marine sono meno evidenti e prendono, invece, campo quelli dovuti ad un'intensa attività carsica.
Il piano di calpestio della grotta è costituito da un deposito grigio brunastro interessato, in alcuni punti, da fessurazioni di disseccamento contornate da efflorescenze biancastre. Le pareti e le volte sono ricoperte da una fitta rete di vermiculazioni argillose note come "pelle di leopardo". A circa 30m dall'ingresso la cavità presenta un deposito di colore bruno giallastro, contenente frammenti di zanne di elefante. Essa rappresenta quanto resta dell'originario orizzonte ossifero dopo gli scavi, rimasti inediti, effettuati dal Prof. Gaetano Giorgio Gemellaro fra il 1868 ed il 1870.
Verso l'interno la grotta si restringe, diventa più tortuosa, adorna di concrezioni carbonatiche e presenta varie forme di erosione, quali incisioni subcircolari (scallops) ed un reticolo di cunicoli raccordati da pozzetti poco profondi, a testimonianza di un antico regime freatico di notevole entità.
La grotta nota come si è detto per aver restituito numerosi resti fossili appartenenti ad una fauna continentale pleistocenica è ancora oggi di grande interesse per la ricerca scientifica; inoltre la cavità è stata oggetto di studio per il contenuto paleontologico, documentato da rinvenimenti che vanno dal paleolitico superiore all'età del bronzo.
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